In Etiopia è celebrata dalla Chiesa Ortodossa Etiope sempre il 19 gennaio. Le cerimonie cominciano la vigilia, con la processione dell’Arca dell’Alleanza, contenente le Tavole della Legge di Mosè, che sono il vero centro della festa.

Battesimo di Gesù e Tavole della Legge

Timkat significa “battesimo”, e in senso lato questo termine in Etiopia si riferisce  al battesimo di Gesù nel Giordano, festa che anche la chiesa cattolica celebra la domenica dopo l’Epifania. Ma la celebrazione etiope ha una caratteristica unica rispetto alle altre chiese: la fusione nella stessa celebrazione di due elementi, uno del Nuovo Testamento, il battesimo di Gesù, e un altro dell’Antico Testamento, che sono le Tavole della Legge, che finiscono per essere il vero centro della festa.

Una tradizione etiope, profondamente radicata, ritenuta come indubitabilmente storica dalla Chiesa Ortodossa, sostiene che la regina di Saba – che andò a Gerusalemme per ammirare la sapienza di Salomone – era la regina di Etiopia, e che, dopo la sua visita al re ebreo, ritornò incinta di lui, e diede alla luce un figlio, chiamato Menelik.

Quando questi crebbe, volle conoscere suo padre, e fece una visita a Gerusalemme, da cui ritornò con l’Arca dell’Alleanza con al suo interno le Tavole della Legge. Le rubò nel tempio di Gerusalemme, con l’aiuto del figlio del Sommo Sacerdote e di altri giovani ebrei, e le sostituì con delle copie.

Alla fine di queste vicissitudini l’Arca fu depositata a Axum, dove è conservata fino al giorno d’oggi, in una cappella vicina alla chiesa principale, sorvegliata da un monaco che non si separa da essa neppure di notte. L’Arca è l’oggetto tangibile più sacro venerato dalla Chiesa Ortodossa Etiope. Quando una nuova chiesa è costruita, il patriarca benedice una copia delle tavole – un pezzo di legno o di pietra – che è collocata in un baule, e depositata nel “santo dei santi”, la parte più sacra e recondita dei tre compartimenti in cui ogni chiesa etiope è divisa, e alla quale solo i sacerdoti hanno accesso. A partire da questo momento, la chiesa è consacrata.

Il rituale del Timkat

 

La festa del Timkat ricorre sempre alla stessa data, il 19 gennaio, ma inizia alla vigilia con l’uscita in processione delle Tavole da ogni chiesa, fino a un luogo dove c’è abbondanza di acqua e permette una grande assembramento di persone.

Bambini, giovani e anziani escono per strada. La maggioranza vestono un abito tradizionale: le donne portano vesti bianche bordate da croci, i bambini sono pure vestiti di bianco, mentre gli uomini portano sulle spalle il gabi, uno scialle invariabilmente bianco.

Tutti si avvicinano alla chiesa e si dispongono tutt’intorno ad essa. Rimangono all’esterno, perché l’interno è angusto, ed è già occupato da cantori, diaconi e preti, che per l’occasione hanno vesti di un bianco immacolato, e un turbante multicolore.

Nella folla si formano diversi cori che cantano e danzano al ritmo del tamburo. Sono canti liturgici, alcuni in ge’ez, l’antica lingua che si è preservata nella liturgia, e altri più moderni in amarico, la lingua franca dell’Etiopia. E non mancano danze e danzatori che niente hanno a che vedere con il sacro! Ma è una festa e c’è spazio per tutto, anche per danze tradizionali e per coreografie spontanee.

Alle 3 del pomeriggio la campana suona. C’è un momento di silenzio e di aspettativa, che è rotto quando i sacerdoti, vestiti con i paramenti sacri multicolore, sotto parasoli altrettanto variopinti, appaiono alla porta della chiesa. Uno di loro, al centro, si tiene in posizione maestosamente ieratica, e porta sulla testa un oggetto avvolto in ricchi drappi. Sono le Tavole della Legge di Mosè. In quel momento un’ondata di urla percorre l’atrio. Quando la folla si calma, la processione comincia il suo percorso fino al luogo in cui si dispongono le Tavole. Il tragitto può essere lungo, anche cinque e più kilometri. La marcia ha un andamento irregolare, ora lentamente, ora quasi di corsa.  Può accadere che la processione si fermi, o perché è giunta a un luogo significativo, o perché incrocia le Tavole di un’altra chiesa e allora si continua insieme il cammino. Tutto il percorso è accompagnato dai canti e dalle danze della folla.

Una grande tenda aspetta l’arrivo delle Tavole nel luogo indicato: lì dentro saranno deposte, protette dagli sguardi  del pubblico. I canti, i sermoni, le preghiere e il chiasso continueranno fino al crepuscolo, dopo il quale ognuno cercherà un posto per mangiare e riposare.

Il sistro e la danza di David

Il giorno 19, di mattina presto, i preti celebrano l’Eucaristia. Poi vanno al punto d’acqua, fiume o stagno, e lo benedicono, immergendovi una croce. Infine aspergono abbondantemente la folla. Dopo di ciò i presenti si precipitano nell’acqua, spruzzandosi l’un l’altro.

A metà mattina termina il parapiglia nell’acqua e comincia il cammino di ritorno delle Tavole verso le rispettive chiese, accompagnate dalla folla che continua a cantare e a danzare.

L’arrivo delle Tavole alla propria chiesa è particolarmente solenne: una danza maestosa è eseguita da preti, diaconi e cantori. Costoro si dispongono su due file, una di fronte all’altra. Ciascuno tiene nella mano destra un sistro, antico strumento musicale, e nella sinistra un lungo bastone con il quale marcano il ritmo. Uno o due musicisti battono il tamburo, muovendosi tra le due file, che al suono della melodia si avvicinano e si allontanano. Tutto ciò in un movimento sempre crescente, finché la danza termina di colpo.

Questa danza vuole evocare l’Antico Testamento. Si chiama “Danza di David”, e ricorda quel brano della Bibbia in cui si dice che il re David danzava davanti all’Arca dell’Alleanza quando fu trasferita dalla casa di Obed-Edom a Gerusalemme (vedi il 2° libro di Samuele, capitolo 6).

Sono tre le città particolarmente famose per la celebrazione del Timkat: Axum, Gondar e Addis Abeba. Molti pellegrini accorrono da altre parti dell’Etiopia, e anche i turisti stranieri sono attirati dal palcoscenico grande, solenne e suggestivo che fa da quadro alla festa.

Tratto da Além-Mar, numero di gennaio 2019, pagg. 52-54

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