Anselmo Fabiano, ci racconta l’inizio della Quaresima a Calavi (Benin), in una stagione dominata dal vento dell’Harmattan. E nonostante non piova da oltre 80 giorni, la gioia comunitaria e la fraternità sono la base dei piccoli gesti quotidiani.

Eccomi di nuovo qui con una nuova lettera dal Benin che voglio chiamare “Tra polvere e acqua”.
Infatti, in questi giorni è iniziato anche qui, come per tutti i cristiani, il cammino della Quaresima. Abbiamo sentito risuonare le note parole del Mercoledì Santo: “Polvere sei e polvere ritornerai”.

E qui a Calaví,  in queste settimane, la polvere è proprio di casa. L’Harmattan, il forte vento del deserto, soffia incessantemente, spostando polvere e sabbia ovunque, rendendo il cielo grigio e l’aria estremamente secca. Pensate che non si fa in tempo a spolverare la sedia o la tavola, che dopo un attimo la polvere e la sabbia portata dal vento riprende il suo posto. Mi rendo conto e tocco con mano quanto sia grande la potenza del vento, capace di trasformare il paesaggio verde intorno alla nostra casa, in un grigiore arido e desertico.

Questo vento che soffia  mi ha anche invitato a riflettere sullo scorrere del tempo, sui mesi ormai passati qui in Benin e le tante attività ed esperienze vissute. Allora mi sono chiesto: qual è la polvere che stringo tra le mani e che questi mesi mi hanno regalato?

Penso che il dono più grande è proprio la quotidianità condivisa con questi miei fratelli seminaristi e compagni di viaggio. In particolare, le storie e i volti di ciascuno di noi. Nello scorrere dei giorni le relazioni si sono fatte sempre più intense e ricche.

Abbiamo costruito ponti colorati e variopinti di amicizia fra nazionalità, lingue e culture, grazie alla ricchezza delle nostre diversità e alla fede, all’amore di Dio che ci unisce.  Tra i vari impegni che rendono davvero intense le nostre giornate, i sorrisi, le risate e anche qualche scherzo non mancano mai.

I piccoli gesti della nostra quotidianità ci fanno gustare la fraternità: una noce di cocco condivisa insieme, bussare alla porta del vicino per dirgli che è ora di svegliarsi o per chiedere se ha bisogno di qualcosa quando è ammalato, una parola di incoraggiamento a chi fatica un po’…

Tanti piccoli segni concreti di amicizia e di fraternità che ci cambiano, ci trasformano, proprio come il vento che soffia in questi giorni.

Un vento arido che ci ha fatto dimenticare il gusto dell’acqua. Infatti, qui non piove da più di 80 giorni e sembra che dovremo attendere ancora per un po’ prima di vedere qualche goccia scendere dal cielo.

Fortunatamente, qui in Benin l’acqua non manca, anzi è il simbolo dell’ospitalità che ho potuto sperimentare e apprezzare personalmente diverse volte.

Ad esempio, la domenica quando visito qualche famiglia, mi viene sempre offerto un bicchiere d’acqua come primo gesto di accoglienza. È un segno concreto di attenzione e delicatezza quando un ospite entra in casa, un gesto estremamente semplice, ma dal valore grande ed unico.

L’acqua è simbolo della vita e quando viene offerta porta questo messaggio:Nell’accoglierti nella mia casa, accolgo la vita che c’è in te“.

Allora in questi giorni di Quaresima tra polvere e acqua è l’occasione per riscoprire il dono della vita, la quotidianità condivisa e il valore unico dell’ospitalità e della fraternità.

Buon cammino di Quaresima anche a tutti voi tra polvere e acqua, con un abbraccio grande!
A presto!

Anselmo

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