La Grande Muraglia Verde (GMV) è un progetto ideato un decennio fa, con l’ambizione di ridare vita ai paesaggi degradati dell’Africa, con uno sforzo e con dimensioni senza precedenti. Si tratta di realizzare un cintura verde lungo tutto il Sahel, di 8.000 km di lunghezza per 15 km di larghezza, piantando alberi di 37 specie diverse, ma tutte locali e ben adattate al clima. La GMV andrà dal Senegal a Gibuti.
Gli alberi piantati hanno lo scopo di ridurre l’erosione dei suoli, diminuire la forza dei venti, e favorire l’assorbimento dell’acqua piovana nel suolo. Ciò impedisce l’avanzamento del deserto, e rende i suoli più ricchi per la pastorizia e l’agricoltura. Quando sarà completa, sarà la più imponente struttura vivente del pianeta.
Questo muro ecologico attraversa 8 Paesi, e già 8 miliardi di dollari sono stati stanziati. L’obiettivo è di trasformare la vita di milioni di persone che soffrono degli effetti della desertificazione e dei cambiamenti climatici nelle regione del Sahel e del Sahara.
Secondo la terminologia adottata dall’Onu, la desertificazione non è la perdita di terreno a favore del deserto, ma il degrado della terra in regioni aride, semiaride, e sub-umide, che risulta da fattori come la pressione su ecosistemi fragili, il disboscamento e le alterazioni climatiche.
L’aspettativa delle Nazioni Unite, “è di offrire un futuro migliore alla gioventù africana”, come spiega Monique Bartut, funzionaria del servizio dell’Onu per la lotta alla desertificazione. “La GMV può aggregare gli sforzi di una molteplicità di soggetti attorno al progetto ambizioso e comune di far crescere una meraviglia del mondo del secolo XXI, che attraversa le frontiere dell’Africa”.
E continua il suo collega Barron Orr: “Noi vogliamo creare un valore aggiunto per le persone che vivono su queste terre, non solo piantando alberi, ma facendolo in modo da influire sull’economia di queste regioni, così che serva per la loro sussistenza e quella delle future generazioni”.
Secondo le statistiche dell’Onu, il 46% delle terre della regione sono degradate,compromettendo la sussistenza di 2/3 della sua popolazione. Nel 2017 circa 20 milioni di persone nel Corno d’Africa furono dichiarate a rischio, dopo una serie di severe siccità e crisi alimentari. E i 100 milioni di suoi abitanti attuali, si prevede che diventino 340 entro il 2050.
“Realizzare la GMV, restaurando le zone degradate e divenute aride – afferma la FAO – renderà le comunità più forti e resilienti ai cambiamenti climatici”.
Dall’idea iniziale di una linea di alberi da ovest a est, lungo il Sahel, la visione è evoluta verso un mosaico di interventi che fortifichi la resilienza di persone e sistemi naturali della regione. Così, pi che un muro forestale, la GMV è un insieme di progetti di sviluppo rurale che aiutano le popolazioni a adattarsi ai mutamenti climatici.
Il primo passo verso la GMV fu definito nel 2011, con l’elaborazione di una strategia dell’Unione Africana, e un investimento iniziale di 1,75 milioni di euro. Si sono poi uniti al progetto la Banca Mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
In Senegal, in meno di 10 anni, sono stati piantati 12 milioni di alberi resistenti alla siccità. In Niger, nei 5 milioni di ettari di terra recuperati, sono oggi prodotti annualmente 500 mila tonnellate di cereali. In Etiopia già 15 milioni di ettari di terre degradate sono state recuperate.
Il programma prevede la conclusione del progetto entro il 2030, con la creazione di 10 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore agricolo, e con il recupero di 100 milioni di ettari di terra degradata. Così la GMV contribuisce al raggiungimento degli “obiettivi per uno sviluppo sostenibile 2015-2030”, promossi dall’Onu.
Adattato da Além-Mar di febbraio 2019, pp. 34-37
Foto GGM
Il sito ufficiale della Grande Muraglia Verde