L’idea è venuta alla associazione non profit americana Thinking Huts, che ha commissionato allo Studio Mortazavi (sedi a San Francisco e Lisbona) la realizzazione di alcune scuole stampate in 3D nei villaggi del Madagascar.
La costruzione avviene in una settimana e viene realizzata con un macchinario che stende strati successivi di una sostanza simile al cemento. Alla fine il costo di costruzione è più basso rispetto a quello ottenuto con tecniche tradizionali.
Il progetto prevede una serie di edifici modulari, che si aggiungono al corpo centrale come petali di un fiore, o celle di un alveare.
Ogni “cella” o “petalo” racchiude una grande aula, due bagni, un guardaroba e due ampie entrate, più finestre e un sistema di ventilazione passiva. I diversi moduli possono rimanere autonomi o venire collegati per ricavarne laboratori, sale computer o spazi vari per studenti e insegnanti.
L’ideatore Amir Mortazavi pensa già in grande: “Useremo questo come un caso di studio. Poi potremo andare in altri Paesi del mondo e addestrare i tecnici locali su come usare le stampanti 3D e come avviare organizzazioni non profit che possano costruire le scuole”.