Dal 28 al 30 settembre 2021 a Milano, si svolge l’evento Youth4Climate. Un summit definibile unico nel suo genere e necessario, poiché vi partecipano quasi 400 giovani provenienti dai Paesi (in tutto 197) che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Questo incontro – che precede le prossime negoziazioni collegate alla Pre-COP26 di Milano (30 settembre – 2 ottobre 2021) e alla COP26 di Glasgow (1-12 novembre 2021) – dà voce alle nuove generazioni su un tema assolutamente prioritario per l’intera umanità. Il problema dell’aumento delle temperature sul nostro pianeta – collegato ai cambiamenti climatici – riguarda tutte le nazioni del mondo.
Ciò che si deciderà nel presente avrà un impatto sul futuro, quindi sull’esistenza a medio-lungo termine delle attuali generazioni. Per questo è fondamentale coinvolgerle per delineare le priorità da considerare, al fine tracciare un’efficace agenda climatica. Attraverso questa iniziativa possono emergere idee innovative, grazie alla formazione di gruppi di lavoro e al confronto tra i giovani delegati e i ministri presenti alla Pre-COP26. Già in occasione dello United Nations Youth Climate Summit tenutosi a New York il 21 settembre 2019, si è assistito a un coinvolgimento delle nuove generazioni in merito alla questione climatica.
Tra i tanti giovani presenti a Milano, oltre alla nota Greta Thunberg, spicca Vanessa Nakate, ugandese e portavoce dell’Africa. Di seguito tracciamo un breve ritratto di questa coraggiosa ambientalista.
Tutto è iniziato a Kampala
Vanessa, classe 1996, è cresciuta in una famiglia impegnata socialmente. Il padre, componente del Rotary Club di un quartiere di Kampala, si è sempre prodigato a favore della comunità, fornendo tra l’altro attrezzature sanitarie alle famiglie più disagiate. Grazie inoltre ad alcuni dialoghi in famiglia, Vanessa ha compreso quanto i cambiamenti climatici interessino in modo diretto l’intero continente africano. Mentre studiava in una delle più prestigiose università dell’Africa, quella di Makerere, Vanessa capì ancor di più la gravità della situazione.
Decise quindi di compiere un’azione concreta: intraprendere uno sciopero davanti al Parlamento ugandese, esattamente come decise di fare Greta in Svezia. Ogni venerdì, Vanessa, come Greta, non frequentava la scuola, ma protestava contro l’inazione politica di fronte al problema dei cambiamenti climatici. Vanessa, con questa azione avviata in prima persona, intendeva spronare le autorità del suo Paese a varare leggi volte a proteggere l’ambiente. Ma non solo. L’intento era anche quello di stimolare provvedimenti diretti a sanzionare le nazioni responsabili dell’aumento dei gas serra.
Questo aspetto è da considerare centrale, in quanto l’intero continente africano produce una piccola percentuale di gas serra (circa il 3-4%) rispetto ad altre nazioni del mondo, ma è il continente che subisce più di altri le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici.
Siccità, mancanza di piogge, perdita di interi raccolti, si alternano ad alluvioni devastanti. Gli effetti dei mutamenti climatici sono differenti, a seconda delle diverse zone dell’Africa, ma in tutti i casi impattano sull’esistenza delle popolazioni. Basti ricordare le devastanti inondazioni del 2018, che hanno interessato le regioni dell’Africa orientale.
Grazie all’impegno di Vanessa, che lanciò il movimento Rise up per dar voce agli ambientalisti africani, sono stati introdotti in varie scuole pannelli solari e stufe ecologiche.
L’attivismo di Vanessa Nakate ha superato i confini dell’Uganda e dell’Africa, grazie alla sua partecipazione a summit di rilievo internazionale, a cominciare dalla COP25 a Madrid, nel 2019, cui seguì il Forum economico mondiale di Davos.
Agire adesso, per proteggere i più poveri e fragili
L’impegno di Vanessa è dettato da un’analisi lucida e al contempo lungimirante della situazione non solo climatica, ma anche sociale ed economica dell’Africa. Moltissime comunità dipendono ancora in larga misura da un’economia basata sull’agricoltura. I cambiamenti climatici provano siccità o, al contrario, inondazioni. In entrambi i casi, si assiste alla perdita dei raccolti. Ciò non fa che provocare l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. A subire i danni peggiori sono le popolazioni più povere. Malnutrizione e denutrizione, carestie: questo è il terribile spettro che rischia di aleggiare nel futuro di molte comunità africane.
«Come possiamo sradicare la povertà senza guardare a questa crisi? Come possiamo raggiungere la fame zero se il cambiamento climatico lascia milioni di persone senza nulla da mangiare? Come possiamo proteggere la vita sulla terra e la vita sott’acqua senza l’azione per il clima? Come possiamo avere l’uguaglianza di genere senza affrontare questa crisi, questa catastrofe?»
In queste parole di Vanessa, pronunciate nel 2020, in occasione della Desmond Tutu International Peace Lecture, troviamo il senso più profondo del suo impegno a favore della protezione dell’Africa e dell’intero pianeta. Perché agire adesso, riconoscendo il problema dei cambiamenti climatici come questione globale, significa permettere alle giovani generazioni e a quelle future di conoscere la bellezza della Terra. Occorre ascoltare la voce di Vanessa e di tanti giovani come lei, perché siamo responsabili del loro futuro. Occorre svegliarsi e agire adesso tutti insieme, perché i cambiamenti climatici non hanno frontiere.
Silvia C. Turrin
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