Migrazioni, esodi e Ius Soli sono le tematiche principali dell’esposizione, aperta sino al 16 marzo a Firenze, dedicata all’artista camerunense Barthélémy Toguo. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto francese italiano e Le Murate, nell’ambito del Festival “Black history month Florence”, mette in luce l’originalità, così come l’impegno sociale, di una figura africana ormai nota e apprezzata a livello internazionale.
L’eclettico Barthélémy Toguo stupisce attraverso le sue varie opere, che vanno dai dipinti alle installazioni e ai video. Il suo linguaggio è definibile “ibrido”, poiché riesce a rappresentare, da un lato, sia la bellezza, sia le problematiche del continente africano, dall’altro, mette a confronto le sue radici con una società post-moderna sempre più globalizzata.
In questo mondo dove i confini sono tanto labili, quanto elementi nazionali da proteggere, emergono in modo dirompente i flussi migratori. Si tratta di movimenti di persone che partono da quell’Africa dominata da povertà, sofferenza, guerre, persone che oltrepassano deserti, mari e frontiere e approdano in un Occidente caratterizzato da precarietà e da nuove forme di razzismo.
La mostra, inedita in Italia, organizzata a Firenze, si intitola “Il viaggio immaginario”, una denominazione che invita a viaggiare con la fantasia dal Sud al Nord del mondo, e viceversa, per il tramite delle installazioni di Barthélémy Toguo.
Tra le opere vi è Exodus (foto sopra), ovvero una bicicletta a cui è attaccato un carrettino in legno con due grandi ruote nere, sul quale sono stipate tante borse – molte realizzate coi tessuti colorati, tipici dell’Africa occidentale – piene di oggetti immaginari. Exodus esprime chiaramente i movimenti delle migliaia di africani che lasciano le proprie terre natie portando con loro ricordi, nostalgie, sogni e speranze. Dustbin (foto sotto) è sia un disegno, sia un’installazione in cui le bandiere africane sono unite le une alle altre a formare un grande sacco dei rifiuti, metafora di un’Africa considerata discarica dalle ex potenze coloniali.
Head Above Water è invece un progetto work in progress che si ripete e muta di continuo, per effetto di uno scambio artistico e umano tra Barthélémy Toguo e le persone che incontra e con cui interagisce. Head Above Water ha già fatto tappa in varie città di tutto il mondo, da Lagos a L’Avana, da Hiroshima a Saint Denis, da Johannesburg a Mosca.
Nella città di Firenze questo progetto ha come questione principale la legge sullo Ius Soli, ovvero l’acquisizione degli stranieri della cittadinanza italiana per il fatto di essere nati in territorio italiano (nella maggior parte delle nazioni del Nord e del Sud America vige lo ius soli in modo automatico senza condizioni; anche molti Paesi europei lo applicano, come la Francia e la Germania, purché in presenza di determinati requisiti).
Barthélémy Toguo (classe 1967) grazie a una serie di progetti innovativi e al contempo impegnati ha saputo imporsi all’attenzione della critica internazionale, divenendo un artista africano tra i più richiesti degli ultimi anni. La sua preparazione si basa su approfonditi studi effettuati alla scuola di Belle Arti di Abidjan in Costa d’Avorio; in seguito, si è perfezionato in Europa. Ha esposto in tutto il mondo partecipando tra l’altro alla Biennale di Venezia. Toguo è un artista nomade, che vive e lavora tra Parigi, Düsseldorf e Bandjoun, cittadina camerunense dove ha creato il centro d’arte “Bandjoun Station”, uno spazio in cui le varie voci creative dell’Africa e del mondo si possono incontrare e confrontare.
L’esposizione Il viaggio immaginario di Barthélémy Toguo è aperta sino al 16 marzo 2018.
Ingresso: libero e gratuito. – Presso: Le Murate PAC, piazza delle Murate, Firenze
Contatti: 055 2476873 – e-mail: info.pac@muse.comune.fi.it
Per approfondire:
Il sito ufficiale dell’artista camerunense (in inglese e francese)
Silvia C. Turrin
Foto: dal sito dell’evento; Flickr CC Victoria Pickering