Le imminenti elezioni presidenziali, previste nel mese di febbraio 2024, possono modificare gli equilibri politici in Senegal. Ciò che rimane inalterato è la bellezza della natura di questa nazione. Scopriamola insieme.

Il nostro viaggio parte dal parco nazionale di Djoudj che, coi suoi 16mila ettari di estensione, rappresenta la terza riserva ornitologica più importante al mondo, tanto che l’UNESCO lo ha incluso nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. Qui si possono ammirare numerose specie di uccelli: dai fenicotteri rosa, alle cicogne, dagli aironi alle particolarissime cutrettole gialle, passando per cormorani e pellicani. Il parco, formato da canali, laghi, dune di sabbia e guadi, è habitat privilegiato per quelle specie che migrano in inverno dall’Europa per raggiungere luoghi più caldi.

Spostandoci verso sud, spettacolare è la verde regione della Casamance, caratterizzata da foreste di anacardi e manghi, alberi di noci di cocco, e dalla tipica vegetazione tropicale, resa rigogliosa dai tanti corsi d’acqua che rendono questa terra fertile. Attraversata dall’omonimo fiume, la Casamance raggruppa diversi gruppi etnici, tra cui i Diola (scritto anche come Djiola o Jola) .

Tra i villaggi più caratteristici di questa regione vi è Enampore, celebre per le sue case a impluvio: le stanze sono cioè coperte da un tetto circolare unico, con una grande vasca centrale in cui si raccoglie l’acqua piovana. Queste abitazioni, che ospitano famiglie allargate di tipo tradizionale, sono purtroppo sempre più rare da vedersi, anche se il richiamo dei turisti può rafforzare la tendenza alla preservazione di questa antica usanza.

La Casamance è nota per la proverbiale ospitalità dei suoi abitanti. È la cosiddetta teranga, una parola wolof (la lingua più diffusa in Senegal) che sintetizza lo spirito accogliente, gentile e allegro delle genti senegalesi. Un’ospitalità che si vive per esempio nel villaggio di Oussouye, paese circondato da fitti boschi di alberi di mango, sacri secondo la tradizione animista dell’etnia Diola.

A Oussouye  e in altri villaggi della Casamance, da ormai diversi anni, è sorto il turismo integrato, fondato sulla partecipazione diretta delle popolazioni locali, coinvolte nei progetti turistici concepiti a basso impatto ambientale. Questa formula permette di valorizzare il patrimonio culturale, artigianale e agricolo del posto. Per esempio, in alcune aree è stata incentivata la coltivazione tradizionale degli anacardi, portata avanti da un gruppo di agricoltori impegnati in questa realtà produttiva importante per l’economia della zona.

Il villaggio di Diembering, situato a sud della foce del fiume Casamance, tra l’isola di Karabane e Cape Skirring, negli ultimi anni si trova invece ad affrontare una minaccia alla sua economia. I suoi abitanti sono pescatori e contadini Diola, e molti lavorano nelle risaie di Katama.  A causa del riscaldamento globale delle temperature,  il fiume Casamance continua a crescere portando nel suo corso anche l’acqua di mare nelle zone dove viene coltivato il riso.

Gli agricoltori stanno lottando contro questa avanzata di acqua salata dall’Oceano Atlantico, che danneggia la loro attività. Con il sostegno di varie istituzioni e dell’Associazione per la protezione dell’ambiente in Senegal, gli abitanti di Diembering stanno costruendo dighe anti-sale, che bloccano l’avanzare dell’acqua dell’oceano, senza alterare la biodiversità dell’area. Sempre a Diembering, nel mese di agosto di quest’anno è stato promosso un progetto di riforestazione, con l’intento di contrastare l’erosione costiera.

Chi visita il Senegal, una delle tappe obbligatorie (oltre all’isola di Gorée) è la città di Saint Louis, l’antica capitale del Senegal, il cui ruolo di centro politico nevralgico è stato poi assunto da Dakar. Eppure, grazie alla sua vocazione culturale, Saint Louis è una meta fondamentale per carpire la storia senegalese. Fondata verso la metà del XVII secolo dai coloni europei, questa città racconta il suo passato attraverso un’architettura urbana variegata: troviamo influssi coloniali francesi, elementi tipici dello stile mediterraneo e poi il volto dell’Africa occidentale.

La città è oggi soprattutto famosa per gli eventi musicali che richiamano ogni anno turisti provenienti da ogni parte del mondo. Saint Louis, un po’ sulla falsariga della sua controparte statunitense, è infatti un centro a vocazione musicale, come si percepisce in occasione del celebre Festival del jazz, cui hanno partecipato grandi nomi della scena mondiale, tra cui Jack De Johnette, Herbie Hancock e Randy Weston, oltre che autorevoli esponenti del panorama musicale africano come Manu Dibango, Femi Kuti e Youssou N’Dour.

a cura di Silvia C. Turrin